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Sondrio (Italia), Santa Pasqua 1974
By admin | aprile 14, 1974
G.A.M. ’12 “Un servizio efficace al servizio della vita!”
Sondrio (Italia), Santa Pasqua 1974
Carissimi,
vi scrivo dalla mia base provvisoria qui a casa, dove sto smaltendo le tradizionali vacanze che ogni Missionario deve fare dopo alcuni mesi di Africa; ma vi assicuro che non è stato facile rientrare in questa strana Europa, che ho trovata ancora più vecchia, ancora più imbronciata e pigra, insoddisfatta e rassegnata ad una esistenza senza tanti ideali.
La vernice del benessere avvolge tutti gli aspetti della vita in modo evidente, talvolta esagerato; e molti se ne rendono conto. Alla grande paura di restare al freddo, è seguito il disgusto per il solito scandalo dei Petrolieri; ma tutto si è già spento.
I banditi stanno esagerando con i loro attacchi spettacolari alle Banche e alle buste paga; mentre è ormai in vista il famigerato Referendum per la legge sul divorzio. Sull’Italia sembra pesare un oscuro avvenire… ma intanto ognuno pensa ai casi suoi in santa pace.
Sono tutte cose che a noi Africani fanno uno strano effetto.
Non possiamo trovarci a nostro agio.
Anche solo a pensare a quello che abbiamo lasciato laggiù, uomini e cose ormai parte della nostra vita, ci prende un vero malessere, fatto di nostalgia, rimpianto ed altro ancora.
Dicono sia il mal d’Africa, che nessun medico può curare.
Mentre scrivo non so ancora come verranno le foto che ho pensato di fare stampare su questa lettera di auguri. E’ il primo tentativo, se va bene lo ripeteremo.
Fra i tanti progetti realizzati in Missione, tre soprattutto sono venuti su con il vostro aiuto, gli amici del GAM’12. Mi pareva giusto ricominciare così la nuova fase del nostro dialogo: con un buon rapporto delle cose fatte.
1) La Scuola di Kirehe.
Semplicissima. E’ il primo progetto realizzato, un grosso passo avanti nel settore dell’alfabetizzazione.
Oggi accoglie, a turni in quattro aule, oltre trecento ragazzi che prima si ammucchiavano in qualche modo un po’ in chiesa e un po’ in due misere catapecchie. Manca ancora l’attrezzatura scolastica; ma i bambini sono almeno seduti comodamente su grossi tronchi; c’è spazio e luce, una lavagna vera, un pavimento di cemento. I maestri hanno ripreso ad insegnare con più entusiasmo; la sporcizia e le pulci stanno perdendo terreno. Il resto verrà a poco a poco.
Di quelle scuole i cristiani di Kirehe sono fieri. Se le sono meritate lavorando con impegno. Il vostro aiuto le ha rese possibili.
2) La Scuola elementare di Mabayi.
La grande costruzione non è più nera e cadente come appariva per tanti anni.
Per metà è già rinnovata, bianca, bella e forte. Fa invidia anche alle autorità che vengono da Bujumbura; purtroppo solo a « controllare » perché non sanno fare altro. Arrivando nel cuore di questa zona montagnosa e disprezzata, si accorgono che la gente non dorme più e cerca da sé il proprio progresso.
Dalla capitale, dal Governo, possono arrivare soltanto parole vuote; perché laggiù hanno interessi ben più grossi che non quello di riparare le scuole. C’è sempre la minaccia che il paese si rivolti di nuovo dopo tutte le violenze che la popolazione ha dovuto subire nel maggio 1972.
La Scuola è sicuramente la strada privilegiata della Liberazione.
I Capi lo sanno bene. Per questo tentano in ogni modo di insabbiare e ritardare l’educazione delle masse.
3)La Toyota.
Ha già due anni di vita. Su strade impossibili che divorano copertoni e fanno saltare bulloni
e balestre ha già fatto cose grandi e resiste ancora nonostante tutto.
In pratica ci ha tolto d’imbarazzo in tanti modi; con essa abbiamo fatto tanti e tanti “safari pastorali” visitando le comunità sparse sulle colline; abbiamo aiutato i maestri, i malati, i capi del paese e la povera gente; oltre a trasportare una montagna di roba. Talvolta, con qualche giretto fuori programma, siamo riusciti a rendere felici tanti bambini che sognavano da anni il brivido proibito dell’automobile.
Ho lasciato Mabayi dopo cinque anni esatti di vita Africana che non riuscirò facilmente a descrivere nè in cifre nè a parole, sovente troppo limitate e pallide rispetto alla realtà.
Una vita si vive e basta.
Le descrizioni servono, ma fino ad un certo punto. Chi vuole veramente conoscere una vita deve provarla, senza troppi timori, senza tanta paura: domandatelo a mio padre, che se n’è convinto venendo in Africa a sessant’anni suonati.
Adesso sono contento.
Ho la certezza di avere fatto un altro passo assai importante nella vita; quell’ideale che mi aveva spinto a partire, non solo è intatto, ma è carico di una esperienza che mi permette di presentarlo anche agli altri. Forse mi tratterranno in Europa proprio per questo: c’è gente che per partire ha bisogno soltanto di proposte concrete e di una spinta amichevole. In questi anni sono maturate tante cose; per chi si sente deciso ad impegnarsi le occasioni non mancano, sia qui, sia laggiù.
Qui a Sondrio ho incontrato il « cervello » del GAM’12. le persone che hanno permesso al nostro gruppo di marciare: c’è chi ritira la posta, chi fa lo spoglio delle lettere, chi registra i vostri doni, chi va in tipografia, e chi si accontenta di leccare buste e francobolli.
Ordinatissimo il quaderno dei bilanci!
Dal dicembre 1968 a tutt’oggi il GAM’12 ha dato alle Missioni del Burundi la bella cifra di 7.200.000 lire.. Non c’è male!
Il nostro gruppo, lo sapete, è fatto di gente che lavora con impegno e discrezione; quello che dona ai poveri delle missioni lo prende dalla sua vita, da un lavoro sudato.
E’ bello che sia così; proprio per questo il vostro dono mensile è prezioso.
Di molti aderenti alla nostra impresa siamo ormai amici di lunga data.
Di altri sappiamo il nome soltanto, che mi arrivava spesso laggiù in Africa insieme alle notizie belle e tristi della vostra vita.
Verso tutti voi abbiamo un debito grande di riconoscenza, perché ci avete permesso di lavorare al servizio della nostra gente; il vostro aiuto è stato come una piccola sorgente regolare e amica che al momento giusto ci faceva riprendere fiato; che a seconda del bisogno offriva ai poveri pane o vestito,cemento o medicina, scuola o chiesa, salario per operai o macchine per quelle strade infernali.
Il lavoro fatto, in parte lo conoscete dalle lettere che vi ho scritto.
Quello che resta da fare è ancora immensamente di più: a Mabayi e in altre missioni contano sempre sul nostro aiuto. Per questo il mio rientro in Europa non vuoi dire che il nostro impegno si arresti, tutt’altro.
Sto solo riprendendo fiato e aggiustando il tiro per i futuri progetti.
Questo è un invito a tenervi pronti, unito ad un caro saluto e a un Augurio dei più belli per la prossima Pasqua.
Forza dunque e a presto. Ciao a tutti.
P. Gianni
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