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Santo Natale 2000
By admin | dicembre 25, 2000
S H A L O M: sui sentieri di chi costruisce la P A C E
Natale 2000
Carissimi,
il mistero e lo scandalo di questo Natale di fine millennio si preannuncia ancora più grande di quello che ogni anno si ripete, immancabilmente, nella Storia dell’Umanità e nella vita di ciascuno di noi.
Mistero di un Figlio che propone al Padre di liberarsi da ogni privilegio divino, di diventare “servo, schiavo, mosso soltanto dall’amore… per costruire con gli uomini una totale solidarietà ed uguaglianza, una totale condivisione con chi sta sotto il potere della debolezza, della malattia,
della morte”.
Scandalo di un Dio che si fa fratello dell’uomo peccatore, nella gratuità assoluta… prima ancora di ogni nostra risposta positiva! Si mette nelle mani dell’uomo! Senza pretendere la nostra conversione a Lui; ma per puro amore! …per ridarci la coscienza della nostra vera dignità di Figli
e di Fratelli!
L’anno scorso, proprio nella notte di Natale, si era inaugurato l’Anno Santo Giubilare, una proposta straordinaria di misericordia, di riconciliazione e di perdono.
Abbiamo accolto questo dono?
Se ascoltate la voce del Signore…non indurite il vostro cuore! Aprite le porte al Signore che viene!
Quella Porta Santa, spalancata a Roma e in tantissime Chiese del Mondo, era un simbolo e un invito a guardare con coraggio oltre gli orizzonti della nostra esistenza e del nostro egoismo quotidiano. Era un invito forte a convertirci a Lui e a trasformare la nostra vita, scossi dalle proposte dei Profeti della Bibbia, e messi in guardia dalle analisi preoccupanti degli esperti di Economia e di Scienze della Natura: tutti unanimi a dirci che il nostro Mondo è malato e dobbiamo cambiare rotta e cambiare “stile di vita” se vogliamo sopravvivere.
Per noi cristiani l’impegno è ancora più urgente, perché – come dice Arturo Paoli – l’Occidente cristiano è profondamente ammalato, e resterà tale finché non cominciamo a vivere in un altro modo, finché non capiremo che la solidarietà con i Poveri non è questione di buon cuore, ma è uscire dalla colpa, liberarsi dal peccato…accogliere e condividere la Vita e la Salvezza che ci è offerta in Gesù di Nazareth!
Mistero e scandalo di un messaggio che rischia di passare inosservato o di essere soffocato da mille altre proposte più banali.
Estate 2000: spedizione in Mozambico! Il nostro Giubileo accanto ai poveri.
Abbiamo raggiunto Nacaroa, a due ore da Nampula, una calda sera di agosto, sotto uno sconfinato cielo africano dove esplodevano, con alcuni giorni di anticipo, le stelle di S. Lorenzo. Volevamo riprendere l’esperienza di volontariato collaudata a suo tempo negli anni settanta. Erano con me i veterani del Burundi di trent’anni prima. Cesare e Antonia, con la stessa grinta e lo stesso entusiasmo; e poi i giovani Francesco, Carlo, Maurizio, Elena, Ambrogio, Vania e Marco, ciascuno con i suoi doni e capacità preziose. Lungo il cammino si sono aggiunte Fides, la Burundese e altre tre “stelle” di Livigno; Carmen, Romina e Maruska. In totale tredici persone.
Obiettivo concreto: riparare le Scuole elementari distrutte da vent’anni di guerriglia e di abbandono, offrire agli studenti e agli insegnanti il gusto di studiare in aule belle e accoglienti, di poter scrivere seduti su comodi banchi invece che accoccolati sul pavimento. I fondi necessari
erano venuti dalla famosa operazione “Panettoni Solidali” della Goccia!
Molto semplice da un punto di vista tecnico, il campo di lavoro si è rivelato ricco e intenso come esperienza umana: un incontro con l’Africa giovane e sana, desiderosa di superare l’angoscia e le sofferenze della lunghissima guerra di liberazione.
A Nacaroa, insieme con la gente, si era deciso di costruire il futuro partendo dai bambini, di offrire a tutti la Scuola elementare, e, in prospettiva, una Scuola Media Agricola, in un territorio dove nel raggio di centinaia di kilometri, non esistono altre Scuole Secondarie e dove le opportunità di lavoro sono quasi nulle.
Il Governo del Mozambico è convinto che la Scuola deve riportare le nuove generazioni ad amare e coltivare la Terra, la vera ricchezza dell’Africa: un grande impegno nel quale si inserisce molto bene la nostra collaborazione.
Il campo di lavoro è coinciso con l’arrivo dei Sacerdoti Africani nella Missione di Nacaroa.
Dopo che i Comboniani l’abbandonarono a causa della guerra e della persecuzione politica seguita all’indipendenza, il Vescovo ha pensato di affidarla a due suoi giovani sacerdoti mozambicani: Padre Ramani e Padre Ignazio. Non potevamo avere migliore sorte: in loro abbiamo intravisto l’Africa capace di prendere in mano la sua vita e le sue scelte; decisa a “salvare se stessa” con le sue forze. Un fatto positivo che ci ha confortati.
Anche se non eravamo specialisti, abbiamo fatto una bella esperienza di lavoro e di amicizia: muratori e manovali, uomini e donne, falegnami e pittori, esperti e principianti, abbiamo condiviso la fatica e la gioia, abbiamo celebrato la vita, la Fede e i sogni della Comunità.
I risultati non sono mancati: la gente non è rimasta a guardare, ma, oltre a portare tonnellate di sabbia per le scuole, insieme ai loro capi, ha riparato con impegno due pozzi rovinati durante la guerra. Centinaia di ragazzi, con i loro insegnanti, in poche ore hanno eliminato la sterpaglia che aveva invaso e soffocato le strutture delle scuole per tanti anni. Scrostando insieme con noi i vecchi muri delle aule, rifacendo i tetti, dipingendo a nuovo le pareti delle aule, sono caduti i pregiudizi e le paure del passato; bianchi e neri ci siamo ritrovati amici, scoprendo gli uni le ricchezze degli altri. Non ci interessava fare grandi cose, ma ridare coraggio alla Comunità.
Oltre ad un’aula “modello” costruita insieme, abbiamo lasciato a Nacaroa un bel gruppo di operai che continueranno da soli un Progetto che si prevede lungo e impegnativo: quattordici aule in attesa di essere ristrutturate, un paio di classi da costruire dalle fondamenta, un pozzo da scavare per i bisogni di centinaia di bambini della Scuola e dei malati dell’Ospedale rimesso a nuovo.
Il Vescovo ha espresso il suo compiacimento in una battuta presa dal profeta Ezechiele: ” Qui, per tanti anni c’era solo un campo di ossa aride… adesso le ossa si sono rivestite di carne, e la gente si è rimessa in cammino!”.
L’Africa in primo piano: alcune buone notizie.
E’ in arrivo (12 dicembre) l’accordo di Pace tra Etiopia ed Eritrea, dopo una guerra assurda durata due anni. Per raggiungere questo traguardo sono valse di più le proteste e le preghiere di milioni di donne che le acrobazie dei politici.
Anche in Uganda due popoli eternamente in lotta, gli Acholi (coltivatori) e i Karimojon (pastori) hanno avuto il coraggio di fermarsi e parlarsi dopo innumerevoli scontri a motivo di pascoli e di confini. La mediazione dei leaders cristiani è stata essenziale; tra loro il nostro amico valtellinese Padre Piero Ciaponi.
L’Africa crocifissa.
Purtroppo stenta a concretizzarsi il progetto di Pace per il Congo: è difficile aiutare questo enorme Paese divorato dagli interessi di troppe fazioni. Al dramma dell’AIDS si è aggiunto quello micidiale
dell’Ebola; l’Uganda è al centro di una grave epidemia che oltre a mietere decine di vittime tra le gente, non risparmia il personale che si prodiga negli Ospedali. Dopo le infermiere e le Suore, anche il Primario dell’Ospedale di Gulu, il Dr. Matthew Lukwiya ha perso la vita nel tentativo di
bloccare l’epidemia.
Siamo di fronte a casi di autentico eroismo. Le Suore Comboniane sono in stato di allerta: potrebbe ripetersi il dramma dell’epidemia sviluppatasi in Zaire del 1995, quando sei Suore Poverelle di Bergamo si sacrificarono con la generosità dei martiri.
Le nostre emergenze.
Più il nostro contatto con l’Africa si mantiene vivo, più aumenteranno le domande di aiuto. E’ normale. Ma è bello sapere che il Signore che ci permette di essere strumenti della sua bontà per chi si trova in situazioni difficili. Ho scelte alcune fra le richieste più urgenti.
Da Nairobi. E’ arrivato un messaggio di Gino, il Volontario che da anni lavora con Alex nelle Cooperative dei disperati della baraccopoli: ” il ponte che collega Korogocho con la collina del Mukuru e il vicino quartiere di Dandora è crollato; ogni giorno è a rischio la vita di migliaia di persone, costrette a passare sopra il fiume Nairobi su una struttura provvisoria, fragile e pericolosa”.
In una situazione del genere non potevano aspettare, e hanno iniziato i lavori per fare un ponte di ferro. Sperano anche in un nostro aiuto straordinario. Gliel’ho assicurato…
Carapira: Mozambico.
La scuola elementare del governo, con strutture ormai disastrate e i tetti pericolanti che risalgono al tempo coloniale, è costretta a fare due turni giornalieri con centinaia di ragazzi ai quali i maestri sono costretti a offrire i corsi senza un minimo di banchi e di materiale didattico.
Il Ministero dell’educazione è troppo lontano e alle prese con problemi enormi; fatica persino a dare ai maestri un salario da fame. I Padri e le Suore vorrebbero tentare di coinvolgere le autorità locali e la gente a fare qualcosa, procurando l’aiuto e il materiale che possono; noi potremmo dare loro una mano a rifare il tetto e risanare i muri con un campo di lavoro estivo tipo quello di Nacaroa!
Congo: una guerra senza fine!
Dopo la caduta del Dittatore Mobutu (1997) che ha dissanguato il grande paese al Centro dell’Africa (fino a pochi anni fa chiamato Zaire) il Congo è dilaniato da una guerra che lo sta portando alla distruzione totale. Oltre alle potenze straniere che orchestrano quella che è stata definita la “prima guerra mondiale africana”, molti Stati confinanti sono coinvolti in questo conflitto, alcuni per sostenere, altri per combattere l’attuale Presidente Joseph Kabila.
Tutti ne approfittano per saccheggiare le enormi ricchezze del paese.
Intanto a milioni di bambini sono negati i diritti fondamentali della salute e della educazione primaria! I Comboniani presenti sul posto hanno proposto una “adozione di massa” per dare ai Bambini del Congo almeno “un posto a scuola e una cura per la malaria”!.
Auguri e impegno per l’Anno Nuovo.
Per gli Auguri di Natale vorrei restare nel clima del Giubileo! Anche se il 6 gennaio 2001 scadrà il termine ufficiale, e chiuderanno la Porta santa …le strade del Giubileo rimangono aperte. Sono le strade del Vangelo; le strade dell’impegno per la giustizia, le strade del servizio ai Poveri.
“Non chiudete quella Porta”! Quanto siamo riusciti a fare durante questo anno giubilare è ancora poco rispetto alla realtà immensa dei poveri che cercano la Salvezza…
Ci sono ancora lunghe battaglie da combattere per eliminare dei mali che hanno radici profonde e forti connivenze nel cuore della nostra società:
– ogni forma di schiavitù: dal lavoro minorile a quello nero, dalla droga, alla prostituzione…
– il debito estero dei paesi impoveriti dal sistema economico globale…
– la restituzione delle terre rapinate ai contadini dai latifondisti…
– la distribuzione delle ricchezze, prodotte da tutti e accaparrate da pochi!
“Non chiudete quella Porta”! Manteniamo gli occhi e il cuore aperti e attenti ai segnali, alle notizie che arrivano dal mondo dei deboli e dei sofferenti, sia di quelli lontani, sia di quelli che stanno accanto a noi o nelle nostre stesse case…
Da quella porta aperta, potrebbe entrare, proprio come a Betlemme, incognito e dimesso, l’Emanuele, il Salvatore!
Sarebbe pazzesco non riconoscerlo e rischiare di lasciarlo fuori.
Buon Natale e Buon Anno a tutti. Shalom!
Vostro P. Gianni
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