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Bujumbura (Burundi), Marzo 1969

By admin | marzo 1, 1969

G.A.M.’12 UN IMPEGNO EFFICACE AL SERVIZIO DELLA VITA

Bujumbura (Burundi), marzo 1969

Carissimi,
il carico di saluti e auguri che vi mando stavolta è illuminato dalla gioia di Pasqua; spero che vi arrivi in tempo.

Come tutti gli studenti per bene, avrò anch’io un po’ di vacanza: due settimane in una missione all’interno con i miei confratelli, per vedere quanto kirundi ho immagazzinato.

Ve ne parlerò il mese prossimo.

Ricevo tante lettere e vi assicuro che oltre a farmi contento, le notizie della vostra vita danno
alla mia preghiera di Prete un contenuto più vivo e fraterno. State sicuri: c’è posto per tutti anche
su questo altare africano. Molti di voi insistono affinché vi parli un po’ del Burundi. Lo faccio volentieri. Arricchito dall’esperienza personale e dagli studi di altri amici, vi presenterò di volta in volta qualche aspetto della vita e della storia del paese.

Scopriremo insieme tante cose interessanti.

A proposito del clima e del sole africano vi anticipo una nota occasionale. Adesso siamo
nel periodo dell’anno in cui se devi uscire di casa verso mezzogiorno, cerchi invano la tua ombra
avanti o dietro a te. Mentre cammini la vedi spuntare scherzando fra i piedi, se ti sporgi un po’ la
calpesti, se stai dritto te la senti incollata addosso come il sudore che porti. E’ meglio rientrare presto!
Il sole che sente forse la nostalgia del vostro mare e delle coste fiorite d’Italia, sta tornando verso il Nord, e passa a perpendicolo sulle nostre teste.
Per fortuna, ogni giorno, puntualmente arrivano dei buoni acquazzoni a rinfrescare ogni cosa.

Il nostro Paese è compreso nella famosa fascia climatica a temperatura tropicale che abbraccia tutto il cuore dell’Africa. Dicono che sia molto nociva per i bianchi; staremo a vedere! Per intanto lo sopportiamo benone. Abbiamo sempre circa 28/30 gradi e tanta umidità.

Il Burundi così com’è è un paese giovane.
E’ tanto piccolo che a stento si rintraccia sulla carta geografica africana, incuneato fra Congo, Tanzania e Rwanda. Tuttavia da qualche secolo la sua gente è tenacemente attaccata a queste verdi colline che l’hanno vista nascere come popolo. Possiede alcuni primati che nessuno gli invidia :
– la maggiore densità di popolazione
– il più basso livello di vita fra i paesi africani.

Anche il Burundi ha avuto la sua esperienza coloniale. La prima volta fu con
i Tedeschi, che vi giunsero alla fine del secolo scorso, dopo aver occupato il Tanganika (l’odierno Tanzania); tennero il Paese più per interesse strategico che per calcoli economici.
Con pochi uomini energici spediti da Berlino, controllarono la situazione “alla maniera tedesca”
rispettando però l’autorità locale e le abitudini pacifiche della gente. Quando, dopo la prima
guerra mondiale i tedeschi furono cacciati dall’Africa, il Burundi fu affidato alla tutela amministrativa dei Belgi. A costoro faceva comodo una buona base commerciale sul lago Tanganika così vicina alla loro enorme colonia del Congo.

Dicono che Bujumbura, la capitale, fosse allora una città molto bella e vivace.
Eccettuato qualche misterioso filone d’oro sulle montagne del Nord, il paese non offriva ricchezze che giustificassero grossi investimenti. I Belgi si limitarono a mettere in piedi una saggia
amministrazione con un minimo di strade, scuole e ospedali; nulla di straordinario. Nel creare le
strutture sociali ed educative la spinta e l’azione dei Missionari ha superato di gran lunga quella del
governo. Tale slancio continua ancora oggi.

Durante la dominazione Belga il Re fu lasciato al suo posto: ci stava da tanti secoli e funzionava bene. Purtroppo l’indipendenza, arrivata il 1° luglio 1962, ha segnato anche la fine della pace
in Burundi. In pochi anni si sono succeduti 6 governi. Il partito al potere, l’Uprona (Unione e Progresso Nazionale) è stato sempre travagliato da rivalità di gruppo e di clan, querele personali,
divergenze politiche e lotta razziale. I Batutsi, famosi in Europa per la loro taglia slanciata e le
loro danze (chiamati comunemente Watussi), sono una minoranza rispetto ai Bahutu;18% contro 80%, ma praticamente hanno sempre avuto in mano il potere; hanno nel sangue l’istinto del comando e lo esercitano con tutti i mezzi tenendo a distanza gli altri. È facile immaginare la tensione che si è sviluppata fra i due gruppi etnici.

Alcuni fatti sanguinosi hanno subito turbato la vita del paese.
L’assassinio di Rwagasore un Tutsi figlio del Re Mwambutsa, fondatore del Partito e animatore dell’Indipendenza, fu vendicato nel 1965 con l’uccisione del primo ministro Ngendandumwe (un hutu)! Rwagasore oggi è onorato ufficialmente come un grande eroe e a lui si ispira il Movimento Rivoluzionario Giovanile.

Per calmare le acque il Re Mwambutsa indisse le elezioni generali che segnarono il successo
stragrande dei Bahutu; ma poi, tornato improvvisamente dall’Europa dove si godeva la vita, rifiutò
i risultati elettorali, impose capi e amministratori fedeli a lui.
Con un gesto simile si attirò l’inimicizia degli uomini migliori e accelerò la fine della Monarchia.

Il colpo di Stato finale avvenne il 19 ottobre 1965. Gli ufficiali Batutsi ebbero la meglio sui loro oppositori e capeggiati dal giovane colonnello Michele Micombero si impadronirono del potere.
Seguirono alcuni mesi di grave tensione e di tentativi di rivolta repressi con violenza e freddezza
implacabile: si parla di tremila morti! I migliori rappresentanti dei Bahutu furono tutti eliminati.
Il Re Mwambutsa fu spedito in esilio. Suo figlio Carlo rimase qualche mese capo del Governo, ma i militari aspettavano l’occasione opportuna per eliminarlo.
Questa venne il 28 novembre. Mentre il giovane Re stava in Congo con Mobutu a festeggiare l’anniversario della sua ascesa al potere, Michele Micombero proclamò la Repubblica del Burundi. A Carlo, regalmente chiamato Ntare V, non rimase che prendere la strada dell’esilio in Europa.
Il sacro trinomio « Dio, Re e Burundi » è stato sostituito dal nuovo saluto nazionale “Unità, Lavoro e Progresso”. Sotto la spinta “rivoluzionaria” il paese si avvia lentamente a risolvere i suoi gravi problemi interni; gli inizi sembrano buoni, e se da una politica di prestigio ideologico si giungerà ad un buon senso economico, la situazione potrebbe migliorare.

* * *
Queste poche righe vi danno già un’idea della storia recente del Paese. E’ chiaro che i nostri
« colpi d’occhio » resteranno sempre un po’ limitati; ma ci aiuteranno a capire che il missionario
vive oggi immerso in una realtà storica ed umana delicata. Il suo annuncio del Vangelo arriva
e popoli che stanno soffrendo nella ricerca di una nuova dimensione alla loro vita e si trovano di
fronte a valori e a scelte difficili prima sconosciute.

Vi potete spiegare perciò come l’equilibrio della vita africana sia spesso turbato. Nel mondo
di oggi l’Africa si sente obbligata a correre, a tenere un ritmo di vita troppo intenso rispetto
alle sue secolari abitudini. Le crisi e i disordini fanno parte di questo sviluppo accelerato. Non
meravigliamoci.

* * *
Vi rinnovo i miei auguri più belli: è come se ve li portassi in casa di persona. Vi sono molto
vicino in questi giorni di riflessione, di preghiera e di gioia vicino al Signore.

Buona Pasqua. Forza GAM! Ciao a tutti.

Topics: '68 - '73 Burundi, Lettere Pasqua | No Comments »

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