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Mabayi (Burundi), 27 Dicembre 1968

By admin | dicembre 27, 1968

G.A.M. ’12 – UN IMPEGNO EFFICACE AL SERVIZIO DELLA VITA

Mabayi (Burundi), 27 dicembre 1968

Carissimi Amici,

scelgo questa data un po’ simbolica, la festa di S. Giovanni apostolo, per iniziare il nostro dialogo; voi dalla vecchia Europa ed io dal cuore dell’Africa, stabiliamo un contatto che vuole aiutarci l’un l’altro a rinfrescare con impegno la nostra vita.

Per me l’impresa bella è incominciata; per voi continua, appesantito dal freddo invernale, il ritmo della vita di ogni giorno. Cinquemila chilometri di distanza ci separano. Sono tanti. Ma ogni mese, come d’accordo, li colmeremo in questo modo semplice e diretto. Vi parlerò della mia vita con la stessa immediatezza con la quale la riscrivo per me, ogni sera, al lume di una lampada a petrolio.
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Un Super DC-8 carico di preti e di suore missionarie è l’aereo più sicuro del mondo.
Eravamo 168, e sarebbe stato davvero un brutto affare per il Padreterno se il nostro Jet fosse caduto. D’altra parte, voi direte, è poi meglio che anche i preti se lo guadagnino bene ‘sto Paradiso, e non mandarveli in modo così spiccio e magari con tanta pubblicità.

Quando sull’aereo mi sono deciso a prendere la penna per registrare le mie emozioni erano le 17,45. La terra mi sfuggiva già oscura sotto il DC-8 che divorava chilometri e chilometri in un cielo nero e pulito. Da qualche momento solo le stelle ci facevano compagnia. Stavamo sorvolando il Sahara. Avevo immaginato il deserto brullo e disabitato. L’ho trovato tremendo e assassino; una sola briciola di città sulla costa, e poi nulla nemmeno un segno di vita.

Mentre il sole si spegneva nelle sabbie del deserto, ho pensato a mio padre che tornando dal lavoro avrebbe trovato il mio posto vuoto ancora una volta; ho pensato a tutti voi e ho sbattuto gli occhi più in fretta perché l’emozione non mi velasse lo sguardo.

Abbiamo sorvolato il Sudan. Unico segno di vita umana, qua e là dei fuochi rossastri; impossibile immaginare lo spettacolo delle foreste sottostanti. Come sapete, dal 1963 tutti i Missionari, in maggior parte Comboniani, sono stati cacciati da quel paese, dove è in atto un’assurda oppressione dei Neri del sud da parte degli Arabi del Nord. Non si poteva ammettere la presenza di tanti testimoni pericolosi.

Arrivati a Entebbe (Uganda) pernottammo in un albergo veramente bello, sulle rive del Lago
Vittoria. Però mi è toccato fare il bagno al lume di una candela… e per di più senza fiammiferi
di riserva. Il giorno seguente abbiamo continuato il viaggio verso il Burundi su una specie di aereo
giocattolo.

Con le mani nei capelli e il cuore che batte forte, saliamo in tre missionari, il pilota e le valigie; ma queste non ci stanno neppure tutte. Dopo una rullata che non finisce mai, ci troviamo a penzolare sopra il lago. lo mi trovo di fianco al pilota, in prima linea!, ma mi guardo bene dal muovere un dito. I comandi che mi stanno davanti sono troppo misteriosi. Per un’ora circa, tra nuvole e schiarite improvvise avanziamo benone, poi il grande rischio.
Un temporale coi fiocchi ci investe sui confini con il Rwanda: lampi e tuoni e nuvoloni neri che ci ingoiano in un soffio. II pilota si incolla alla guida con estrema decisione. Chiama la stazione di controllo e avverte del pericolo.
Noi zitti e raccolti ci stringiamo nelle spalle e pensiamo alla Missione, a casa, alle montagne che
sono sotto di noi … la nostra pelle è appesa a un filo d’acciaio e a due ali leggere che il vento
vorrebbe scardinare in risucchi paurosi.

L’abbiamo scampata bella davvero. Immaginate come ci è stato piacevole il rullare del nostro
bimotorino sulla pista di Bujumbura. All’aeroporto ci aspettavano; con qualche acrobazia di parole
la dogana non ci ha fatto storie; ma al mio collega volevano far pagare una grossa tassa sui Baci Perugina che teneva sotto il braccio: era il regalo di Natale per i nostri amici.

Un paio di giorni di attesa nella Capitale. Circa 70.000 persone, di cui 20.000 bianchi di varie
nazionalità che vivono gli ultimi anni della loro carriera coloniale. Qui a Bujumbura si tenta di imitare la vita Europea, ma l’atmosfera ha un tono opprimente.
Da una parte i bianchi con macchine lussuose vanno decisi per i loro affari; dall’altra la massa dei padroni di casa, dei negri, dei poveri si arrangia come può.

Mi ha impressionato il loro modo di camminare affrettato; inseguono forse quel benessere che
vedono incollato sulle spalle dei bianchi, che sembra lì a portata di mano, ma sfugge continuamente?
Quante volte la nostra macchina è stata assediata da poveri venditori ambulanti che ci offrivano di
tutto, dai limoni ai pomodori, alle stringhe, alle collane, ai coltelli.

C’è un Collegio che è un gioiello, una specie di serra d’oro per la gioventù del Burundi. L’Università funziona da tempo e sta sviluppandosi bene, ma ci vorrà del tempo. Sui fianchi della collina che domina la città sgusciano dal verde tante ville fantastiche; ma è un lusso che ti fa friggere il sangue se alzi lo sguardo alle capanne fumose della montagna di fronte.
Purtroppo per ora è così!

Quando lasciamo Bujumbura ci accoglie una piana assolata e la nostra potente Land-Rover fila
sicura su un rettilineo senza fine (circa trenta chilometril). Sono ormai lanciato verso l’interno e divoro con gioia immagini nuove e piene di fascino.
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Spero che il vostro Natale sia stato bello e vicino al Signore. Per l’anno nuovo appena iniziato
è ancora tutto nelle nostre mani, vi faccio una tonnellata di auguri.

Per G.A.M. ’12 ho già celebrato due SS. Messe. Il 12 gennaio sarà il prossimo appuntamento.
E’ chiaro che conto su di voi: il vostro impegno spirituale e il vostro sacrificio materiale sono la garanzia per il successo della nostra impresa.

FORZA GAM! Ciao a tutti. P. Gianni

Topics: '68 - '73 Burundi, Lettere Natale | No Comments »

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